Il rapporto tra attori e registi.

Come i registi vedono la recitazione cinematografica.

In questo articolo cercheremo di creare, attraverso le parole di registi cinematografici, un discorso libero costituito da una logica associazione di citazioni su diversi aspetti della recitazione nel mondo del cinema e del rapporto tra attori e registi. Cercheremo di farvi capire come diversi registi “vedono” l’approccio alla costruzione di una scena o di un personaggio oppure ancora su come affrontano la scelta dell’attore giusto per la propria opera cinematografica. Leggendo queste citazioni vi accorgerete che non c’è un solo modo di intendere queste problematiche e che spesso sono anche la formazione, le esperienze lavorative e dell’infanzia a formare la mentalità di un regista che, come ben sappiamo, spesso cambia. Nel prossimo appuntamento affronteremo “l’altra faccia della medaglia” e ci concentreremo sulla visione degli attori e sulle loro tecniche di recitazione.

Nicolas Winding Refn e Ryan Gosling sul set di “Drive”

Robert Bresson: “Quel che importa non è quello che l’attore rivela, ma quello che nasconde.”

Alfred Hitchcock: “Circola questa orribile storia sul mio odio verso gli attori. Potete immaginare qualcuno odiare Jimmy Stewart o Jack Warner? Non riesco ad immaginarmi come questa voce sia iniziata. Naturalmente può essere accaduto perché una volta mi è stata attribuito un paragone tra attori e bestie. I miei amici attori sanno che non sarei mai capace di dire una cosa così stupida, che non potrei mai definirli bestie. Ciò che probabilmente ho detto è che gli attori dovrebbero essere trattati come bestie.”

Nicolas Winding Refn: “Chiaramente girando in ordine cronologico, ho tra le mani un’evoluzione costante. Gli attori, la mattina non sanno cosa accadrà e questo può essere sì terrorizzante, ma anche esaltante, perché è un po’ come andare in caduta libera…. Quando vedo un attore non provo le scene prima: nel momento in cui viene scelto parlo molto del personaggio, cerco di stabilire un rapporto anche di intimità e di conoscenza profonda con lui… Magari alcuni si possono sentire un po’ a disagio, mentre altri no…. L’arte è un atto di collaborazione.”

Elia Kazan: “Il problema è che l’elemento base del ruolo deve fluire attraverso l’attore. Deve avere il ruolo da qualche parte dentro di sé. Per certi aspetti deve averlo vissuto. Per questo non faccio provini su scena. Prendo l’attore e lo porto a fare una passeggiata, o a cena o lo guardo mentre non si a accorge e cerco di capire che cosa ha dentro.”

Carl Theodor Dreyer: “L’attore è veramente in travaglio e il regista si prende cura di lui, fa tutto il possibile per facilitare la nascita.”

Ingrid Bergman e Roberto Rossellini ad Amalfi nel 1949
Ingrid Bergman e Roberto Rossellini ad Amalfi nel 1949

Pier Paolo Pasolini: “Io ho una specie di idiosincrasia per gli attori professionisti. La mia idiosincrasia dipende dal fatto che, per quel che riguarda i miei film, un attore professionista è un’altra coscienza che si aggiunge alla mia coscienza.”

Roman Polanski: “È facile fare il regista mentre stai recitando: c’è una persona in meno con cui discutere.”

Roberto Rossellini: “Dato che sono alla ricerca di qualche cosa di assolutamente sincero, di assolutamente vero, cerco di fare a meno di un lavoro di preparazione troppo perfezionato. Prendo un individuo che mi sembra avere l’aspetto fisico adatto al suo ruolo perché mi permetta di portare la mia storia fino in fondo. E dato che non è un attore, ma un dilettante, lo studio a fondo, me ne approprio, lo ricostruisco e utilizzo le sue capacità muscolari, i suoi tic, per farne un personaggio…. Se si ha a che fare con buoni artisti professionisti, essi non rispondono mai esattamente all’idea che uno si è fatto del personaggio. Per giungere a creare veramente il personaggio immaginato, bisogna che il regista intraprenda una lotta con il suo interprete e finisca per piegarlo alla sua. E perché non ho voglia di sperperare le forze in una tale battaglia che impiego soltanto attori occasionali.”

Joel Coen: “E’ per questo che si ingaggiano gli attori: perché migliorino ciò che abbiamo concepito, non solo perché li recitino ma perché lo espandano, perché creino qualcosa di proprio che noi non avremmo potuto immaginare da soli.”

Terrence Malick: “Penso che attraverso la grazia e la semplicità di alcuni personaggi si possa comunicare più che con la colonna sonora. E’ il regalo più bello che un attore possa fare a un regista.”

Fellini e Mastroianni sul set di "Otto e mezzo"
Fellini e Mastroianni sul set di “Otto e mezzo”

Federico Fellini: “Vado in cerca di facce espressive, caratterizzate, che dicano tutto di sé dal loro primo apparire sullo schermo… La relazione tra un regista e il suo attore è come quella fra un burattinaio e il burattino.”

Francesco Rosi: “Tratto l’attore non come una marionetta che debba seguire i fili di una direzione che poi certe volte diventa solo formalistica, tecnica… Per ottenere quello che vuole, un regista è capace di tradire suo padre e sua madre.”

David Lynch: “Dopo aver visto le foto, voglio conoscerli e a volte ho la sensazione di scorgere qualcosa negli attori che viene incontro alla mia idea. Capita che gli faccia recitare una scena, cercando di scegliere il dialogo giusto. Sul set discuto molto con gli attori, faccio molte prove ma cerco sempre di mantenere la mia idea originale.”

Arthur Penn: “Fiducia. E’ la cosa più importante. Essere in grado di credere che gli attori ce la faranno. All’inizio non sembra ma sai che ciò che aspetti arriverà…. Secondo me i giovani registi parlano troppo. Parlano troppo agli attori. Gli dicono cosa vogliono come risultato finale, ma recitare non c’entra niente con il risultato finale.”

Andrej Tarkovskij: “Quando gli attori con una disposizione analitica, razionale, conoscono tutta la sceneggiatura, presumono di sapere come sarà il film una volta finito… Qui commettono il primo errore. L’attore che pensa si di sapere come dev’essere il film, comincia a dar forma alle proprie idee sul ruolo, il che finisce per risultare fatale per l’intero film. Che lo voglia o no, attraverso la sua recitazione egli mina l’idea stessa della recitazione cinematografica e dell’arte cinematografica come tale.”

 

Lynch e e Kyle MacLachlan sul set di “Twin Peaks”

Charlie Chaplin: “Quando la macchina da presa è piazzata sul pavimento o va e viene intorno alle narici di un attore è la macchina da presa a recitare, non l’attore. La macchina non dovrebbe mai fare sentire la sua presenza.”

Lars von trier: “I movimenti di macchina sono il risultato della mia curiosità. Attraverso l’occhio della telecamera mi interessavo delle situazioni e alle persone, poi mi giravo per scoprire quello che succedeva al di fuori del mio campo di visione. In qualche modo era come una camera in ascolto.”

Akira Kusrosawa: “Ho imparato tre cose fondamentali sull’attore: l’interprete non conosce se stesso; non riesce a guardarsi oggettivamente; se un determinato movimento è fatto coscientemente, sullo schermo si vede la “riflessione” non il movimento; quando si spiega ad un attore quello che deve fare bisogna fargli capire le motivazioni interne di quello che gli si richiede. Il segreto della direzione d’attori sta nel “convincerli”.”

Wim Wenders: “Spesso mi domando quale sia il segreto per dirigere gli attori, e tutti credono che io stia scherzando quando rispondo che l’unica cosa da fare è ingaggiare professionisti di talento e poi lasciare che facciano il loro lavoro.”

Orson Welles: “Non capisco come un film possa esistere indipendentemente dagli attori, davvero non capisco. Nego che esista una cosa del genere. Altrimenti è solo un esercizio di virtuosismo registico: e a chi importa, fatta eccezione per gli altri registi? Un regista non dovrebbe avere un metodo da imporre agli attori. Sono gli attori che impongono il loro metodo con la personalità…. Bisogna fare in modo che l’attore creda di essere migliore di quel che è….. C’è solo la recitazione, buona, cattiva, passabile, e grande. Tutto il gran parlare della speciale tecnica necessaria per recitare davanti a una macchina da presa è un puro cumulo di balle.”

Orson Welles e Pasolini sul set di “Ricotta”