Differenze tra STEADICAM e DJI RONIN-S con uno sguardo al futuro

La soluzione migliore per i giovani videomaker è DJI RONIN-S.

Il futuro è TRINITY, la tecnologia ARRI che ha permesso la realizzazione di “1917” di Sam Mendes che è valso l’oscar per la miglior fotografia al grande Roger Deakins.

Oggi parliamo di due sistemi di stabilizzazione per la ripresa cinematografica molto conosciuti anche dai non addetti ai lavori. Stiamo parlando di steadicam e gimbal (come il Movi o il Ronin), i quali eliminano la vibrazione dalle riprese effettuate con la macchina da presa rendendo i movimenti di macchina più fluidi e dinamici. Quindi tendenzialmente piacevoli da guardare per l’occhio umano.

Ad esempio, il DJI Ronin-S è interamente motorizzato, mentre le prestazioni della steadicam sono prevalentemente basate sulla fisica e lo scarico dei pesi.
Questi meccanismi agiscono in modo diverso ed hanno costi molto differenti. Spesso i risultati sono simili. In questo articolo analizzeremo le piccole differenze di fondo tra queste tecnologie che hanno permesso l’evoluzione del linguaggio cinematografico e l’innalzamento della qualità media anche delle produzioni low budget.

Storia di steadicam e gimbal

La steadicam è stata inventata da Garret Brown nel 1975 per riuscire liberare la telecamera da supporti come carrelli o treppiedi percorrendo percorsi più articolati. Il primo film in cui questo sistema è stato usato è “Questa è la mia terra”  diretto da Hal Ashby nel 1976 con David Carradine (indimenticabile attore che interpreta Bill nel film di Tarantino “Kill Bill”), film che vinse l’Oscar per la Migliore fotografia. Iconico l’utilizzo della steadicam in film come “Rocky”, “Shining” e “Quei bravi ragazzi”. Di quest’ultimo film ricordiamo il fantastico piano sequenza ideato da Scorsese in cui il protagonista accompagna la sua fidanzata in un ristorante-nightclub entrando dal retro del locale e passando per le cucine.  Dopo 45 anni vediamo questa tecnologia ancora sui set cinematografici di tutto il mondo. Senza l’utilizzo della steadicam non avremmo mai potuto assistere all’impresa di Sokurov di girare nel 2002 “Arca russa“, un film girato in un unico (vero!) piano sequenza di 96 minuti ambientato nel Palazzo d’inverno di San Pietroburgo alla vigilia della rivoluzione russa.

La steadicam è una soluzione meccanica e, poiché si basa sull’inerzia, ha bisogno di un carico utile pesante per permettere l’esecuzione di un movimento fluido. La parte che tiene la fotocamera – la slitta – contiene anche il monitor e le batterie.
Un operatore indossa un corpetto per distribuire il peso su tutto il corpo (principalmente spalle, schiena e i fianchi) e collega la slitta della cinepresa a un braccio isoelastico (con una serie di molle) che isola i suoi movimenti dalla macchina da presa.

Il gimbal è una soluzione di natura elettronica, il suo utilizzo è diventato popolare grazie a Movi che nel 2013, attraverso dei video virali, ha mostrato a tutto il mondo le capacità tecniche ed espressive di questo supporto per camera.
La tecnologia è apparsa anni prima nei supporti per elicotteri e nei bracci delle gru. Tuttavia, non è stato utilizzata nel cinema fino a quando il peso delle camere cinematografiche digitali non è sceso sotto i 10 chili (adesso esistono gimbal che possono sostenere camere anche più pesanti).

Il ronin è una marca di gimbal che funziona così: misura la posizione della camera centinaia di volte al secondo e, quando rileva un movimento, impegna i motori a muoversi di un grado uguale ma nella direzione opposta; in questo modo annulla la vibrazione che altrimenti si verrebbe a creare se tenessimo la macchina da presa usando un semplice spallaccio.
Il primo modello DJI Ronin (che supportava camera da un peso massimo di 4,2 kg) era più pesante del MōVI Pro, tuttavia il vantaggio era che tale supporto era eccezionalmente facile da bilanciare e padroneggiare, offrendo a costi contenuti delle specifiche tecniche eccezionali che hanno reso i Ronin della DJI la scelta migliore per operatori del settore cinematografico.

Paragone tra tecnologie

Entrambi i sistemi hanno diversi punti di forza e di debolezza.
I gimbal, come tutti i sistemi elettronici è soggetto a problematiche di obsolescenza e di errori di calcolo, ma col passare degli anni diventano più leggeri, più forti e più performanti. Di conseguenza anche il costo di queste attrezzature resta comunque abbastanza basso al contrario delle steadicam che, essendo una soluzione meccanica, è sostanzialmente la stessa tecnologia da quattro decenni ma i costi dei modelli migliori rimangono irraggiungibili per videomaker e produzioni dal budget contenuto (si parla di decine di migliaia di euro).

I gimbal sono più economici, più veloci da installare e più facili da usare. Anche se non bisogna essere specializzati come per utilizzare le steadicam, ci vuole tempo e pratica per diventare competenti con i Gymbal (in particolare con telecamere più pesanti).
La curva di apprendimento differisce notevolmente: bastano un paio di mesi e un minimo di talento per abituarsi al DJI Ronin mentre per imparare a padroneggiare alla perfezione il sistema di bilanciamento meccanico possono servire anni, infatti gli operatori steadicam sono da considerare dei veri e propri atleti/artigiani.

Una cosa che la steadicam compensa – e un gimbal non lo fa – è il movimento su e giù della deambulazione. Quando cammini con un gimbal, devi piegare le ginocchia e fare quella che viene comunemente definita la “passeggiata delle anatre”. Questo limita la velocità con cui puoi muoverti, mantenendo il movimento fluido.
Quando utilizzi un gimbal il peso della camera viene scaricato totalmente su mani e spalle dell’operatore. Con la steadicam, invece, la camera non è supportata interamente dalle braccia dell’operatore e il peso è scaricato su tutto il corpo, quindi le inquadrature possono essere più lunghe e l’operatore può fare più riprese di fila prima che le loro prestazioni inizino a risentirne.
La steadicam, essendo meccanica, non ha bisogno di batterie e non ha problemi elettronici, come gli aggiornamenti del firmware. Operando con i gimbal può capitare che le batterie si scarichino durante una inquadratura impegnativa o che alcune riprese vadano perdute quando il software del gimbal si blocca e non si riesce a riavviarlo.

Come e quando scegliere steadicam e gimbal

Quando prepari la tua lista inquadrature e i vari punti macchina, quando stai immaginando che tipo di movimento di macchina vuoi realizzare pensa ai pro e i contro dei vari supporti. Come in tutti gli ambiti dell’audiovisivo la preparazione e l’accuratezza delle scelte è fondamentale per risparmiare tempo e denaro oltre che per ottenere un risultato il più vicino possibile a quello che ti eri immaginato in sede di ideazione e scrittura del tuo progetto.

I consigli che possiamo darti sono questi: se vuoi utilizzare una macchina da presa pesante e realizzare piani sequenza lunghi e complessi, e soprattutto se il budget te lo permette, la soluzione migliore è utilizzare la steadicam.
Se la tua videocamera è più piccola e più leggera, se puoi pianificare di girare inquadrature non troppo lunghe, puoi risparmiare tempo e denaro noleggiando un gimbal imparando ad usarlo anche da solo.

DJI Ronin-S funziona benissimo per le riprese a piedi con carrellate preferibilmente diritte in cui non sono necessarie panoramiche o cambi veloci di inclinazione della camera ed è sicuramente il gimbal più conveniente, flessibile e semplice con cui lavorare.
Consigliato per riprese di eventi (concerti, cerimonie, matrimoni ecc.) e videoclip, è l’arma migliore per un videomaker che lavora con budget contenuti e per dare un’estetica cinematografica ai propri progetti.

Il futuro: Trinity e il caso “1917”

Negli ultimi anni sono comparsi sistemi ibridi che provano a combinare elementi di entrambi gli stabilizzatori: un gimbal posto su una steadicam come un braccio. ARRI ha un sistema chiamato Trinity che può fare cose straordinarie. Il prezzo è di 65.000 dollari…
Sono più costosi e richiedono molto più tempo per essere installati rispetto a entrambi i sistemi, ma una volta funzionanti, possono permettere di realizzare inquadrature che una volta erano ritenute impossibili come quelle presenti in film come “1917” diretto da Sam Mendes e uscito nelle sale nel 2019.

“Scoprire Trinity è stato come aprire gli occhi ” ha detto Roger Deakins direttore della fotografia vincitore dell’oscar per la miglior fotografia per il film “1917”. “È la direzione in cui credo che i sistemi di stabilizzazione si muoveranno, penso davvero che sia il futuro” conclude il direttore della fotografia che ha lavorato su numerosi film dei fratelli Coen e di Villeneuve.

Come operatore di macchina da presa si tratta del basilare posizionamento  e calibrazione della cinepresa ma lo fa in modo differente permettendo di effettuare minime ma importanti modifiche del quadro“, ha dichiarato l’operatore Trinity di “1917Charlie Rizek. “Sposta l’inquadratura in alto di tre pollici o in basso di tre pollici; che può trasmettere una sensazione diversa nell’inquadratura che stai cercando di comporre ed è qui che Trinity, in qualità di operatore, ti offre tutta questa gamma di posizionamenti davanti a te. Ti dà solo una maggiore flessibilità in termini di posizionamento della cinepresa.“.

Stiamo parlando di una moda o dell’inizio di una nuova era?

Ciò che è certo è che negli ultimi decenni, da Iñárritu a Cuarón, da Sokurov a Mendes, bisogna registrare la forte tendenza di molti registi di cercare di trasmettere l’illusione di unità di tempo. Spesso questa ricerca diventa ossessiva, molte volte è in linea con le caratteristiche del soggetto trattato, spesso si trasforma in una sfida puramente tecnica più autoreferenziale e sensazionalistica che una vera e propria ricerca di una evoluzione reale del linguaggio cinematografico.

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